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IL MAESTRO DEVE ASCOLTARE L'ALLIEVO

03/05/2018
 

Salve Giulia, ho molto apprezzato i tuoi interventi sempre puntuali ed efficaci e mi decido ad interpellarti su alcuni aspetti riguardanti la metodologia di insegnamento del canto lirico. Sono un tenore che per molti anni ha creduto di poter svolgere professionalmente la carriera di cantante d’opera ma che però non ce l’ha fatta. E’ passato oramai tanto tempo da quando ho smesso lo studio durato numerosi anni e con numerosi insegnanti perché ( pensiero di quei momenti) mi dovetti arrendere all’evidenza che non ero ancora riuscito ad imparare la tecnica necessaria per padroneggiare il mio strumento voce: Per molti anni non ho più pensato ( con fatica immane) al canto, ma due anni fa ho sentito l’esigenza di chiarire una volta per tutti a me stesso, i “ motivi profondi” per cui svolgo un altro lavoro e non il cantante lirico. Ho contattato un famoso Maestro che con estrema cortesia, disponibilità e competenza, mi ha illustrato per due ore tutte le problematiche relative allo studio del canto: non lo ringrazierò mai abbastanza, sono tornato a Roma con una consapevolezza nuova, una nuova maturità. Innanzitutto ORA non dico più che ho smesso perchè non sono riuscito a “ capire” come si canta, semplicemente perché non c’è nulla da “ capire”, ma, semmai da “ conquistare”:I miei maestri, di cui non faccio i nomi per pudore, dopo le prime difficoltà cominciarono dapprima ad offrirmi alcune “ suggestioni” che a me, che per natura non sono suggestionabile, non fecero nessun effetto, anzi……” immagina una palla spinta sott’acqua…quando la lasci schizza fuori in alto!!???????.....un secchio pieno d’acqua se lo fai girare l’acqua non cade, ma se ti fermi!!..????? pensa al” giro” del fiato….pensa ai soldatini uno dietro l’altro…???????. Successivamente la descrizione del modo in cui LORO avevano “ CAPITO”…” quando trovai il “ punto”, quando trovai la “ gola aperta”, quando trovai l’appoggio in “ maschera”…ecc, come se si potesse fare esperienza dell’esperienza altrui! ” La terza “ fase” fu l’insegnamento delle “ azioni” da compiere che rappresenta in vero inizio della “ fine”, il drammatico errore di confondere le “ cause” con gli” effetti:” se tiri fuori il ventre, se appiattisci il diaframma, se alzi il palato, se abbassi la mandibola”… Credo che un buon maestro di canto lirico debba, innanzitutto, ASCOLTARE l’allievo, le SUE suggestioni, le SUE sensazioni, farlo parlare il più possibile e lavorare su QUELLE istanze, non continuare ad imporre all’infinito le proprie! Sei d’accordo Giulia? Grazie per la tua pazienza e spero di incontrarti per una chiacchierata a voce.
GIULIA RISPONDE

Ciao Valetino,
grazie per la tua email.
Sono d'accordo su tutto.

Ma aggiungo: "ll canto non s'insegna, s'impara" (Di Stefano)
I bravi insegnanti hanno la capacità di sollecitare l'autorganizzazione del cantante attraverso stimoli opportuni.
Questi stimoli sono perloppiù di natura "laterale", immaginaria, evocativa. E' sempre stato così e ci sono molte ragioni perche sia così.

Anche l'allievo però deve fare la sua parte, cercando di entrare "in sintonia" e non volendo decodificare a tutti i costi con una corrispondenza razionale gli input che riceve.

Felice di incontrarti, se vuoi.

Un saluto

 
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