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Dare naturalezza alla voce

27/05/2016
Ciao Giulia,
Seguo la tua rubrica da diverso tempo e sempre con grande interesse. Sul web di informazioni e spiegazioni sul canto se ne trovano a bizzeffe, ma il modo in cui tu riesci a spiegare qualsiasi concetto e a chiarire i dubbi di noi lettori, è un qualcosa di veramente unico ed eccezionale. Complimenti di cuore e grazie.

Veniamo al mio di dubbio. Sono autodidatta e canto perchè amo farlo. Fino a qualche anno fa andava tutto bene, si fa per dire. Da perfetto neofita quale ero e sono, cantavo a squarciagola e chi s'è visto s'è visto. Essendo un appassionato del soft rock e di ballads, nella maggior parte dei casi, come puoi ben immaginare, era una specie di tortura per le mie corde vocali. Poi un bel giorno mi si è illuminata la lampadina e ho capito che quello non poteva essere il giusto modo di cantare... era più un ruggire come se non ci fosse un domani. Perlomeno, comunque, nella mia ingenuità mi divertivo.

Ad ogni modo, da quel giorno ho iniziato a scoprire un mondo nuovo, fatto di voce impostata, voce mista, voce di petto, voce di testa ecc. Adesso non urlo più, le mie corde vocali ringraziano ogni volta che apro bocca, così come i miei vicini di casa. Il problema è che questa voce "non parlata" non mi piace. E' da due anni che le provo tutte. Vocalizzi, frasi, risonanze, bla bla bla. La voce risulta sempre, come dire, schiacciata e non naturale. Riesco a muovermi in un range ampio, mantenendo un unico timbro, e senza alcuno sforzo do anche potenza alla voce. Il suono vibra nella cosiddetta maschera e sento che lavoro di diaframma. Affrontare il passaggio non è mai stato un problema, visto che mantengo una voce uniforme su tutto il registro (perdona la carenza di tecnicismo nelle mie parole). Ciononostante, è un suono chiuso, caricaturale a tratti, non naturale come ti dicevo. Non saprei come descrivertelo. Hai presente la tipica voce dei puffi? Ecco, una cosa del genere. Meglio di così, proprio non riesco a spiegartelo. Pensavo che il problema fosse legato alla posizione della larine, ma neanche lavorare sull'abbassamento è servito a granché. La cosa è assai frustrante, visto che se da un lato cantando in questo modo posso fare qualsiasi pezzo senza affaticare le corde vocali, dall'altro è palese che non si tratta della "mia" voce. Mi piacerebbe tantissimo dare a questa voce (chiamiamola mista, impostata o come vogliamo) gli stessi colori della mia voce parlata. E' possibile?
Mi rendo conto che senza ascoltarmi e via email non è possibile avere un quadro chiaro della situazione. Quello che ti chiedo è: questa sorta di "innaturalezza" fa parte di un normale processo di apprendimento, e magari col tempo, le cose si sistemeranno, oppure è sintomo vero e proprio di qualche errore di base nella tecnica? Nel caso tu avessi più o meno inquadrato la situazione, avresti dei suggerimenti da darmi?
Ti ringrazio in anticipo e ti faccio ancora i miei più sinceri complimenti.  
GIULIA RISPONDE
Ciao Maurizio,
grazie per questa tua email, molto bella, che centra uno dei punti nodali del canto cosiddetto “moderno”.
E grazie per i tanti complimenti che mi fai!
 
La voce parlata nasce per essere usata, appunto, nel parlato. Ciò significa che il range vocale in cui possiamo mantenere la caratteristica del parlato definita da te “naturalezza”, è limitato e si muove attorno alle note in cui ognuno di noi parla, cioè una tessitura basso-centrale.
Cantando in questa zona, le corde vocali normalmente vibrano in tutta la loro massa con quel tipico suono che, se portato agli estremi si può definire, come dici benissimo tu:  “a squarciagola”.
E non  a caso! Molti cantanti che forzano la vocalità mantenendo questo assetto anche salendo nella tessitura hanno dei problemi reali alle corde: noduli, edemi ecc. Sono tantissimi (e anche noti) i casi di cantanti anche famosi che si sono sottoposti ad interventi chirurgici per aver cantato “a squarciagola”.
Questo cantare sempre a voce piena  ha però il suo fascino! Ci sono grandi voci naturali che riescono a farlo con facilità, mantenendo un colore intenso e per così dire (impropriamente) “naturale”, è popolata la storia di voci di questo tipo. Altro è il discorso per la maggior parte degli studenti di canto.
Quando si va verso gli acuti la natura invece vuole che le corde si assottiglino e la cavità di risonanza si ampli verso il suo spazio posteriore . Ciò, semplificando, fa si che si incontri quel “passaggio” agli acuti in cui cambi l’assetto sia della laringe che della cavità di risonanza.
Qui ci troviamo di fronte a due possibilità:
1. tentare di mantenere la voce piena  forzando il meccanismo naturale;
2. Trovare altre strade come quelle che hai descritto perfettamente tu: voce “mista”, “maschera”, “giro” "inclinazione tiroidea" “falsettoni” ecc. per non far sentire troppo la differenza tra i due registri.
 
Io credo che bisogna partire dalle attitudini di ognuno e contemporaneamente rispettare la natura.
Se tu hai facilità nel salire agli acuti a voce piena, usa questa tua dote, ma con accortezza e senza mai forzare troppo, riservandoti qualche suono “urlato” solo sporadicamente quando “serve”.
Se salendo a voce piena hai sempre incontrato molte difficoltà, fermo restando che si può estendere un po’ questa qualità vocale con alcuni accorgimenti tecnici, il centro del tuo studio (come quello di tantissimi cantanti) verterà sempre su come conciliare i registri vocali.
Dipende dalle tue attitudini, dalle scelte musicali e , ovviamente, dal repertorio.
Scrivimi ancora se vuoi oppure mandami una registrazione.
 
Un saluto!
 
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