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News    |    anno 2011

RECENSIONE - 29° CONCORSO INTERNAZIONALE LIRICO "PREMIO BONI"

martedì 20
dic 2011
Alla fine ha vinto Drozda Mateusz, smagliante Osmin nell’aria mozartiana “O wie will ich triumphieren” dal Ratto del Serraglio in cui il basso polacco ha sfoderato esuberanza, classe, tecnica millimetrica e quel pizzico di istrionica sapienza ce, soprattutto nelle voci gravi, non può mai mancare.
Si è concluso lo scorso sabato 17 dicembre in tarda serata presso l’Auditorium di Corte Sette Frati il Concorso internazionale lirico “Premio Boni”, da 29 anni organizzato da F.M.I. di Brescia e ArTiCo in collaborazione con l’Associazione Postumia e il Mam di Gazoldo. Dopo la seconda prova, tutta in crescendo per pulizia e fraseggio, ad aggiudicarsi il secondo premio è stata l’ungherese Monika Kertesz, garbata Isabella in “Cruda sorte” dalla rossiniana “Italiana in Algeri”. Altro mezzo soprano, antipodico per temperamento e per colore, è la coreana Hye Youn Park, sanguigna Azucena nella celebre “Stride la vampa” dal Trovatore di Verdi a cui la giuria ha assegnato il terzo premio, da dividere con il temperamento appassionato e sempre drammatico del soprano Olivia Latina, intensa Manon pucciniana nell’aria “Sola perduta abbandonata” e unica italiana nella rosa finale.
A Sara Minieri, quattordicenne di bella voce e, se guidata da un valido insegnante, di sicuro avvenire, l’applauso affettuoso del pubblico e, fuori concorso, un riconoscimento particolare della giuria. A distinguersi in questa parata di talenti è stato anche il baritono aostanoDaniele di Tommaso, finissimo cesellatore di un incantato Gluck nell’aria di Orfeo “Che farò senza Euridice?”, al quale la commissione ha assegnato il premio alla miglior esecuzione barocca. Infine, il premio della critica, andato alla voce già sicura e levigata della russa Liudmila Zhiltsova, interprete di “Eccomi in lieta vesta” dai belliniani Capuleti e Montecchi. L’applauso più lungo, infine, a Sem Cerritelli, Maestro accompagnatore dei cantanti, protagonista di un’esaltante maratona di bravura attraverso le più disparate pagine del repertorio belcantistico, galoppata in cui emergeva lampante la sua non comune capacità di mettersi all’istante in relazione con le caratteristiche vocali e interpretative del cantante, esaltandone senza mai sovrastare le sottigliezze e le peculiarità.
 
Elide Bergamaschi
 
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