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Le interviste

Intervista a Serenella Gragnani

lunedì 22
ago 2011
Serenella GragnaniL'intervista vera e propria a Serenella Gragnani è stata preceduta da una lunga telefonata .
Per prima cosa le confesso che prima della pubblicazione del libro "Giù la maschera! Personaggi a nudo-con dissertazioni di José Cura “ - Maria Pacini Fazzi Editore - non la conoscevo, e che leggendo il libro sono stata incuriosita dalla Serenella Gragnani “persona” più che dai personaggi dell'Opera analizzati. Tra il compiaciuto e il divertito sorride, risponde alla mia “raffica” di domande sempre con voce delicata e paziente dal delizioso accento lucchese.

José Cura stupisce e abbaglia con la sua profondità di pensiero e per la capacità d'analisi dei personaggi.
”11 ruoli, 11 uomini pieni di sfaccettature. Questo è il cuore pulsante di “Giù la maschera!”
Ma chi lo ha visto in scena, oltre ad apprezzarne le indiscutibili qualità vocali, ha senz'altro carpito il temperamento non comune restìo a lasciarsi incanalare in qualsivoglia cliché interpretativo. L'originalità del lavoro condotto da Serenella Gragnani unito alla prorompente forza analitica di Cura fanno di questo libro un prodotto originalissimo e prezioso per gli spunti che offre a chi ama l'Opera lirica.
Con questa intervista www.cantarelopera.com vuole offrire ai propri frequentatori, specie agli insegnanti e agli studenti, un'occasione di riflessione che li spinga ad angolare anche in modo nuovo le modalità di approccio all'Opera lirica.

Conosciamo un po' più da vicino Serenella Gragnani: Psicologa, regista, danzaterapeuta, formatrice nell'ambito “sociale”, curatrice di mostre e, naturalmente, attenta conoscitrice dell'Opera lirica...ho dimenticato qualcosa?
“Sento” sorridere Serenella

C'è qualcosa che unisce le sue molteplici attività?
Sicuramente la curiosità e l’amore per la vita. Mi piace indagare, capire, muovermi nel mio tempo, nella mia epoca usando strumenti diversi. Un altro filo conduttore potrebbe essere la ricerca della bellezza, intesa non tanto come un valore estetico, quanto come un modo per rendere omaggio alla pienezza della vita. Quindi la cerco e la propongo come modo per dire no alle ingiustizie, alle indifferenze, alle paure.

Lei come si definirebbe?
Soprattutto un’artista. Scrivere, fare regie, parlare con il pubblico…si deve proprio scegliere?!

In cosa consiste la sua attività formatrice nel campo sociale?
Collaboro con Associazioni come Auser, Cesvot, Arci. Chi andrà ad operare come volontario con gli anziani, con i giovani, non può affidarsi soltanto alla buona volontà, ha bisogno di appropriarsi di strumenti psicologici per trovare soluzioni pertinenti. Diciamo che io “alleno” i volontari.

Ha fatto anche studi musicali?
Si. Credendo che sia impossibile occuparsi di musica senza conoscere, almeno in parte, le “ragioni” tecniche di un accordo o di una scelta armonica ho studiato musica e suono, assolutamente da principiante, il flauto barocco.

Ho letto nella sua biografia che che suo padre possedeva una bellissima voce da baritono. E' stato anche un cantante sulle scene?
No. Ragazzo in una piccola città (Viareggio) dove gli artisti venivano vissuti “male” ha trovato l’ostracismo dei i genitori. Purtroppo erano altri tempi, e mio padre non è riuscito ad imporsi, per poter studiare.
Sicuramente ha pagato questa scelta ma è stato ugualmente un uomo pieno d’arte e di libertà

Quanto ha contato questa figura nella spinta ad avvicinarsi all'Opera lirica?
Molto! Da piccolissima mi teneva in braccio cantandomi Rigoletto e facendomi vedere i fulmini! L’opera era di casa a casa!

E ad indagare sugli uomini dell'Opera?
I personaggi maschili mi intrigano non tanto per mio padre quanto perché offrono una sfida maggiore, il confronto con il diverso da sé…l’ altra metà del cielo per noi donne! Ma da regista… Lucia o Turandot non le butto certo via!!

Dal suo interesse per le figure maschili pucciniane è poi scaturito il percorso che l'ha portata alla stesura di questo libro.
Colpisce molto la capacità di José Cura di scavare fino ad arrivare al cuore dei personaggi, spesso con risultati sorprendenti e originali.
Come ne ha intuito la capacità di analisi ?

Intanto vedendolo in scena. In produzioni dove il livello interpretativo era normale, colpiva quel “quid “in più di Cura. Poi leggendo le interviste e soprattutto parlandoci. Il suo approccio col personaggio è chiaro dopo poche parole, soprattutto per chi parla una lingua assai simile.

Lei non crede che siano una minoranza gli interpreti che scendono così in profondità nel personaggio, e che, invece si affidano perlopiù all'espressività vocale e musicale?
Sicuramente è così, anche perché a volte c’è una comprensibile paura ad andare in territori poco esplorati.
Se iniziamo ad esplorarli….i visitatori verranno! Nel nostro libro abbiamo cercato di proporre un’analisi psicologica di Otello, Calaf, Don Carlo e di tanti altri perché pensiamo che soprattutto i giovani cantanti abbiamo bisogno di conoscere i meccanismi che rendono vivo il personaggio, facendolo balzare fuori dalla scena.
La psicologia del personaggio non è un vezzo, ma il motore e l’anima della drammaturgia.

Maria Callas in un intervista sostenne che nella musica c'è tutto quello che il personaggio deve fare:
“Non devi fare niente, è la musica che ti dice tutto. Ascolta la musica e saprai ciò che devi fare”.
Lei crede che i due aspetti, musicale e interpretativo, siano separabili nell'Opera? Cioè che sia possibile analizzare dal lato psicologico il personaggio e poi trasferire questa analisi anche nell'interpretazione vocale e musicale?

La Callas aveva un approccio con la partitura di una meticolosità quasi inarrivabile. Ed era un’Artista. Unica?!
La sua frase è bellissima, però non la leggo in contrasto con l’analisi psicologica. Le parole che un personaggio pronuncia hanno un significato letterale ma un altro più profondo rappresentato dal sottotesto e dalla musica. E’ questo che deve rendere il cantante. La connessione assoluta tra gli elementi costituenti il fatto teatrale. Nel libro abbiamo cercato, per esempio, di spiegare come certe frasi di Otello, unite a quella musica, possono farci capire in maniera indiretta che lui non è soltanto il Grande Generale ma anche un uomo in balia del dolore di aver tradito la propria origine “nera”.

Personalmente ritengo possibile (e auspicabile) anche il contrario: cioè che da una lettura profonda della partitura musicale si possano cogliere gli aspetti anche psicologicamente significativi del personaggio. E' d'accordo?
So che ci sono scuole di pensiero che dividono i due momenti, le ho detto, per me è normale pensare che studio della partitura, ascolto analitico ed emozionale della musica, analisi del libretto, rapporto con la drammaturgia vadano di pari passo. Naturalmente la musica esprime anche l’indicibile…e quindi illumina parti sconosciute. I due aspetti congiunti danno….la perfezione!

Nelle suo libro traspare un grande desiderio, quasi inappagabile, di indagare nell'universo maschile mettendo allo stesso tempo in evidenza i punti deboli della struttura psicologica dell'uomo, come ad esempio il pudore nei sentimenti.
Cito dal suo libro pag. 72 (Pagliacci): “Cura umanizza il personaggio...giocando sulle emozioni sotterranee e sulla tenerezza che destabilizza i maschi quando la sfiorano.”
L'Opera lirica per sua collocazione storica fa riferimento ad un maschile, per così dire,“all'antica”, mentre lei usa il presente che fa pensare che anche oggi gli uomini siano così.
Non crede che questa tipologia di uomo sia ormai superata? O piuttosto ritiene che ancora oggi siano radicati negli uomini alcuni “muri” che non riescono a superare, o quando ci riescono, è con grande fatica rimanendo comunque combattuti, così come avviene nell'Opera?

Combattutissimi!!! Non è facile la vita del maschio oggi! Forse più difficile di ieri. Cura la racconta molto bene nella sua analisi dei personaggi, che diventano uomini del nostro tempo con fragilità, speranze, ritrosie…è normale in un’epoca conflittuale e affascinante come la nostra.

Parliamo di Serenella regista.Lei dice una cosa secondo me bellissima: “L'Opera va mostrata nella sua bellissima nudità. Come una Frinè (modella di Prassitele e Apelle n.d.r.) che non ha bisogno di tanti ornamenti.” (pag. 58). Si è spesso assistito nel passato a regie molto appariscenti o, per usare un eufemismo, “originali”, che sono arrivate a stravolgere anche le ambientazioni storiche, a creare situazioni estreme spesso estranee al libretto.
Lei come si pone nei confronti della regia operistica?

La sperimentazione è sicuramente accettabile e interessante se mantiene una logica ed una funzionalità. allora va bene! Ovviamente no ai coristi nudi soltanto per avere il titolone sul giornale!
La nudità che mi interessa è quella psicologica del personaggio, la sua essenza aldilà delle pompe di tante scene costosissime!

Il suo regista prediletto?
Non c’è! Ho delle produzioni di registi diversi che mi sono piaciute moltissimo e restate nel cuore.

L'Arte e l'Artista.
Questo è un tema di grande fascino, e ce n'è traccia anche nel suo libro. Lei stessa prima si è definita un'artista.
Cosa è per lei l'Artista, (naturalmente parliamo dell'Artista interprete teatrale e musicale): il mediatore, il mezzo, lo strumento, lo specchio? Per quanto possibile neutrale attento e fedele “tramite” tra quello che senza di lui rimarrebbe solo scritto?
Oppure attivo co-creatore dell'Opera che va ad interpretare?

L’Artista neutro….nooo! C’è un grosso margine d’investigazione all’interno della partitura musicale e del libretto che permette all’interprete di partecipare all’atto creativo. Come dice Cura un artista, se accetta tutti i rischi del suo mestiere, non potrà mai essere un mero ripetitore!
Intendevo “neutrale” come un modo di porsi di fronte alla partitura o al personaggio il più rispettoso possibile delle intenzioni dell'Autore. Di contro, per il solo fatto che l'Artista sia lo strumento che rende vivo ciò che senza di lui esisterebbe solo “sulla carta”, fa sì che l'Artista stesso ci metta, ed è direi ineluttabile, del “suo”.

Per ultimo, ma non certo per importanza vista l'impronta formativa di www.cantarelopera.com , il tema dello studio dell'Opera nelle Scuole e nei Conservatori ove non v'è traccia di approfondimento del personaggio in senso psicologico. Si studiano Arie e vocalizzi e solo raramente si riesce a studiare un' Opera per intero, o se lo si riesce a fare si tratta spesso di brevi Opere del periodo barocco ove il libretto è perlopiù un pretesto che poco si presta ad analisi vere e proprie dei personaggi.
Non crede che sarebbe importante cominciare subito, fin dai primi anni di studio, a introdurre questa componente?

Sicuramente, anche per renderla abituale per il cantante. Sentire il personaggio già a scuola permetterebbe loro un approccio diverso con la scena, una dimestichezza maggiore con l’essere artisti e non solo strumenti (mi scusi la brutalità!).

Non tutti gli studenti di canto (anzi una piccolissima percentuale di loro ) avranno l’opportunità di essere guidati da un regista sul palcoscenico. Perché dunque non cominciare a scuola ad approfondire o personaggi di cui si cantano le arie, cosa che, a mio parere e per esperienza personale, creerebbe un feed-back positivo anche sulla vocalità e sulla esecuzione musicale?
Completamente d'accordo!

Prima di salutarla e ringraziarla a nome di www.cantarelopera.com e di tutti i suoi lettori e frequentatori, ci dica qual è il suo prossimo progetto.
Immediatissimo: portare questo libro per il mondo! Aprire un fronte di approfondimento sull’interpretazione con Master classes, spettacoli e…un nuovo libro! ...che aspettiamo con grande curiosità!
 
 
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