Studiare in Conservatorio oggi, e in special modo studiare Canto: tentiamo un bilancio del nuovo ordinamento a diversi anni della sua entrata in vigore:
Cosa è cambiato? Prepara di più e meglio o la ricchezza dell'offerta formativa può disorientare? Troppa teoria e poca pratica?
Lo abbiamo chiesto a quattro autorevoli voci:
Edda Silvestri, direttore del Conservatorio "S. Cecilia" di Roma;
Delfo Menicucci, titolare della cattedra di Canto al "G. Verdi" di Milano,
Alba Crea, docente di Storia della Musica al "Corelli" di Messina.
Antonio Marcenò, docente di Canto al Conservatorio "V. Bellini" di Palermo |
In stretta congiunzione con le vicende storiche che da secoli hanno posto l’attività musicale italiana ai primi posti nel mondo, sia come arte creativa sia per eccellenza di prassi esecutiva, gli studi musicali sono stati, fin dall’Unità, affidati a Istituti specialistici e atipici, i Conservatori, il cui stesso nome era legato alle glorie della storia musicale del paese ed era stato adottato per i più prestigiosi istituti della stessa natura nelle altre nazioni.
Pur nei mutamenti profondi della società e della cultura intervenuti nei 150 anni di vita di questi istituti, continuo a ritenere, anche in virtù della diretta esperienza di musicista, di docente ed ora di direttore del Conservatorio S. Cecilia di Roma, che quella soluzione avesse radici e motivazioni profonde, da non ignorare e tanto meno eliminare nell’attuale e nel futuro assetto degli studi musicali superiori....
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Cortesissimo Presidente Neri, la sollecitazione ricevuta da Lei, a scrivere le mie personali considerazioni a riguardo della riforma dei conservatori italiani e della obbligata quanto faticosa transizione che queste strutture sono chiamate ad effettuare per entrare a pieno regime nel nuovo ordinamento, mi invita a nozze perché è, questo, argomento che mi preme assai.
Prima di tutto vorrei presentarmi, se Lei mi consente. Sono titolare di cattedra al Giuseppe Verdi di Milano
dopo aver vinto l'unico, fatidico ed oramai storico concorso ministeriale a titoli e prove terminato nel 1995.
Tale concorso credo che rimanga a tutt'oggi, nel bene e nel male, il più forte ed efficace surrogato di certificato di abilitazione all'insegnamento ...
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Insegno Storia della Musica al Conservatorio “A. Corelli” di Messina ormai da 30 anni: con grande orgoglio e senso di responsabilità, reputando questa disciplina fondamentale per la formazione dei musicisti. Fino all’a.a. 2003-04 (quando il Corelli ha attivato il Triennio Superiore Sperimentale, e l’anno seguente il Biennio) il mio inossidabile entusiasmo era però accompagnato da un costante senso di frustrazione.
Come avviare a un mondo professionale in costante evoluzione, sempre più competitivo e con orizzonti enormemente allargati, disponendo solo di strumenti desueti e di forte impronta nazionalista quali i programmi ministeriali datati al 1930?...
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Quando nel lontano 2003 si parlò di introdurre nei conservatori di musica un nuovo ordinamento che prendesse il posto del vecchio, ormai datato e obsoleto, risalente alla seconda decade del 1900, io ne fui entusiasta. Le aspettative erano enormi. Facendo parte della commissione di esperti
designata dal ministero per la valutazione delle sperimentazioni, mi sembrava di avere le idee abbastanza chiare su come procedere per individuare una direzione, almeno per il canto, in linea col grado culturale e tecnico dei conservatori italiani. I conservatori pilota su cui fare riferimento per programmi e materie da inserire erano in due: Milano e Trieste...
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